Se hai subito un errore diagnostico con evidenti impatti seri sulla tua salute, hai diritto ad un risarcimento per i danni subiti.
Affidandoti al nostro team di avvocati specializzati potrai ricevere l’assistenza che ti serve per ottenere ciò che ti spetta.
Indice dei contenuti
Errore diagnostico: cosa fare per ottenere il risarcimento
A seguito di errore diagnostico medico, le opzioni legali per ottenere un risarcimento sono diverse.
Possiamo, infatti, procedere nei seguenti modi:
- presentare un reclamo all’ente sanitario o all’ospedale responsabile, che potrebbe risolvere il problema internamente o offrire una compensazione diretta
- se i tentativi di negoziazione falliscono, avviare una causa civile contro il medico o la struttura sanitaria per dimostrare la negligenza e i danni subiti.
Con queste azioni, possiamo aiutarti a ricevere il risarcimento che meriti e garantire che giustizia sia fatta.
La nostra assistenza a tua difesa
Consapevoli delle difficoltà che puoi incontrare nell’affermare i tuoi diritti, ci impegniamo ad ascoltarti attentamente e comprendere appieno le tue esigenze.
Inviata poi la tua segnalazione, ci autorizzi a trasmetterla al nostro partner convenzionato, Unione dei Consumatori (associazione per la difesa dei diritti dei cittadini, www.unionedeiconsumatori.it), che ti contatterà con i suoi operatori.
Consulenti e avvocati specializzati nel settore si impegneranno a:
- fornirti supporto legale
- preparare e presentare la tua richiesta di risarcimento
Lavoreremo con determinazione per garantire che i tuoi diritti vengano rispettati e che tu ottenga il risarcimento dovuto.
Su Trustpilot puoi trovare le esperienze di chi prima di te si è fidato di noi per soddisfare le tue stesse esigenze e ha risolto il problema: non soccombere alle ingiustizie!

Cos’è l’errore medico diagnostico?
La Sentenza n. 47448/2018 della Corte di Cassazione stabilisce chiaramente che l’errore diagnostico si verifica quando:
- il medico fallisce nell’identificare correttamente la malattia basandosi sui sintomi e segni espressi dal paziente
- siano stati omessi esami, accertamenti e test che sono essenziali per una corretta valutazione clinica
- il medico persiste con una diagnosi nonostante le evidenze di sintomi che suggeriscono una condizione diversa.
La chiarezza apportata da questa sentenza mira a ridurre gli incidenti di malasanità, assicurando che i pazienti ricevano il livello di cura che meritano.
Inoltre, stabilisce che nel caso in cui si verifichi un evento di malpractice medica, la vittima ha diritto ad ottenere il risarcimento dei danni subiti.
Quando sorge la responsabilità medica per diagnosi errata?
La responsabilità legale nel contesto medico può emergere quando una diagnosi errata è il risultato di un’azione negligente o incompetente del professionista sanitario, che non ha rispettato gli standard accettati dalla comunità medica e le migliori pratiche cliniche.
Attualmente, la normativa di riferimento è rappresentata dalla Legge Gelli-Bianco (Legge 24/2017).
Questa normativa non solo delinea la responsabilità del singolo medico, che è di natura extracontrattuale in base all’articolo 2043 del Codice Civile, ma stabilisce anche la responsabilità delle strutture sanitarie, che è di natura contrattuale in conformità agli articoli 1218 e 1228 del Codice Civile.
La normativa giuridica in tema di errore diagnostico
Nel corso degli anni, l’approccio giuridico agli errori diagnostici in ambito medico ha subito notevoli cambiamenti in Italia, riflettendo l’evoluzione delle normative specifiche.
Originariamente, nel 2009, non esistevano leggi particolari che regolassero la responsabilità medica, per cui si applicavano i principi generali di colpa, indipendentemente dal grado di gravità dell’errore commesso dal medico.
Tuttavia, nel 2012, la legge Balduzzi ha portato una novità importante: se un medico segue le linee guida e le buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica durante l’esercizio della sua professione, non è penalmente responsabile per colpa lieve, sebbene possa essere ancora tenuto a rispondere civilmente ai sensi dell’art. 2043 del Codice Civile.
Il quadro normativo ha ricevuto ulteriori aggiustamenti nel 2017 con l’adozione della legge Gelli-Bianco.
Questa legge ha abrogato l’articolo 3 della legge Balduzzi, optando per un riferimento più stringente alle linee guida “come definite e pubblicate ai sensi di legge”.
Questo ha stabilito un processo più dettagliato per l’elaborazione e l’emanazione delle linee guida, rafforzando ulteriormente le basi per la responsabilità medica in situazioni di errore diagnostico.
Entro quando si può richiedere il risarcimento per errata diagnosi?
Quando si verifica un errore diagnostico, è possibile richiedere un risarcimento danni, ma è essenziale agire entro specifici termini di prescrizione stabiliti dalla legge.
Se si intende procedere contro una struttura sanitaria, il termine per richiedere il risarcimento è di 10 anni.
D’altro canto, se l’azione risarcitoria è diretta verso un singolo medico, il termine si riduce a 5 anni.
Nel caso tragico in cui un errore medico porti al decesso del paziente, i familiari hanno il diritto di chiedere un risarcimento per la perdita del rapporto parentale, e anche in questo scenario, il termine per agire è di 5 anni dalla data dell’evento.
Cosa dice la Cassazione sull’errore diagnostico
La recente sentenza della Corte di Cassazione (Cass. Civ., sez III, ord. 17410/2023) ha messo in luce un principio fondamentale nella pratica medica: ogni professionista sanitario è tenuto a interpretare correttamente le immagini diagnostiche, indipendentemente dalla sua specializzazione.
Questo obbligo emerge anche quando il medico non possiede una specializzazione diretta per il tipo di esame eseguito.
La Corte ha chiarito che non è ammissibile attribuire un errore di lettura diagnostica alla mancanza di specializzazione specifica.
Invece, si richiede che il medico, di fronte a possibili incertezze, riconosca i limiti della propria competenza e, se necessario, orienti il paziente verso strutture specializzate capaci di fornire una diagnosi accurata e tempestiva.
Il principio stabilisce quindi che ignorare questa responsabilità, proseguendo senza cercare ulteriori conferme o pareri, configura una grave imperizia.
Tale condotta rischia di lasciare il paziente in una situazione di vulnerabilità, privo della tutela che avrebbe diritto di aspettarsi.
caso sottolinea l’importanza per i professionisti sanitari di agire con prudenza e diligenza, garantendo così la sicurezza e il benessere dei pazienti.
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