In caso di stipendio non pagato, cosa fare? Sappi che esistono modi per ottenerlo.
Infatti, il diritto alla retribuzione è tutelato dalla legge e noi siamo qui per tutelarti.
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Stipendio non pagato e diritto alla retribuzione
Ogni lavoratore ha diritto a ricevere una retribuzione giusta, completa e puntuale per l’attività svolta, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione italiana.
Il pagamento dello stipendio non è solo un obbligo morale, ma un dovere giuridico che il datore di lavoro è tenuto a rispettare.
Se questo diritto viene violato, e lo stipendio non viene pagato, il lavoratore ha a disposizione diversi strumenti per tutelarsi e recuperare quanto dovuto.
Cosa fare se non ti pagano lo stipendio
Se il datore di lavoro non paga lo stipendio, è fondamentale agire con prontezza. Ecco i principali passi da seguire:
- Invia un sollecito formale: redigi una comunicazione scritta (preferibilmente tramite raccomandata A/R o PEC) per richiedere il saldo delle mensilità arretrate.
- Rivolgiti all’Ispettorato del Lavoro: se il sollecito non ha effetto, puoi attivare una procedura di conciliazione tramite l’Ispettorato territoriale.
- Avvia un’azione legale: in assenza di una soluzione amichevole, è possibile presentare ricorso al Tribunale per ottenere un’ingiunzione di pagamento.
- Denuncia per inadempimento contrattuale: in casi gravi, puoi anche valutare una denuncia per violazione degli obblighi contrattuali da parte del datore di lavoro.
Come ti aiutiamo se non pagano lo stipendio
Sertic è la società che finanzia il contenzioso e, a seguito di un’attenta valutazione del caso, mettiamo a tua disposizione un team di avvocati specializzati, garantendoti un servizio qualificato e senza alcun costo iniziale.
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- presentazione di una diffida formale
- recupero dello stipendio non pagato
- eventuali ulteriori azioni legali, se necessarie.
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Cosa fare se non ti pagano lo stipendio: il decreto ingiuntivo
Se non pagano lo stipendio, il dipendente può optare per il ricorso al tribunale in qualità di giudice del lavoro. Per avviare la procedura per ottenere un decreto ingiuntivo, il lavoratore deve innanzitutto inviare una comunicazione formale all’azienda, che include:
- Una costituzione in mora, con una scadenza per il pagamento
- Una diffida scritta, in cui si avverte l’azienda che, in caso di mancato pagamento, il contratto verrà risolto e si richiederà il risarcimento danni.
Una volta depositata la domanda in tribunale, l’autorità giudiziaria ha 30 giorni per decidere. Se il ricorso viene accolto, il datore di lavoro ha 40 giorni dalla notifica per saldare il debito. Se l’azienda non paga e non si oppone al decreto, il dipendente può chiedere l’apposizione della formula esecutiva, avviando l’esecuzione forzata entro dieci giorni.
In casi urgenti, il lavoratore può richiedere l’esecuzione provvisoria, con un termine ridotto di dieci giorni. Inoltre, se il ritardo nel pagamento causa un danno grave al dipendente, il giudice può ordinare il pagamento di una cauzione.
Interessi e rivalutazione per stipendio non pagato
Quando il giudice emette una sentenza che condanna il datore di lavoro al pagamento delle somme dovute, è obbligato a calcolare sugli importi:
- gli interessi legali, che a partire dal 1° gennaio 2024 ammontano al 2,50%;
- la rivalutazione monetaria, che tiene conto dell’inflazione.
Sia gli interessi che la rivalutazione vengono applicati automaticamente, senza che il lavoratore debba fare alcuna richiesta.
Stipendio non pagato: dimissioni per giusta causa
Secondo l’articolo 2119 del Codice civile, il lavoratore può dimettersi senza preavviso se il datore di lavoro non adempie ai suoi obblighi in modo grave, rendendo impossibile la continuazione del rapporto di lavoro. Il mancato o ritardato pagamento dello stipendio è uno degli inadempimenti che giustificano le dimissioni per giusta causa, come confermato dalla giurisprudenza.
Le dimissioni devono essere immediate, senza indugi, altrimenti il lavoratore potrebbe rischiare di vedere la sua reazione tardiva interpretata come una tacita accettazione della condotta del datore, mettendo a rischio la validità della giusta causa. Le dimissioni devono essere formalizzate attraverso il modello telematico disponibile sul portale cliclavoro.gov.it.
Nel modulo vanno inseriti i dati del lavoratore, del datore di lavoro, la tipologia di contratto, e la motivazione “Dimissioni per giusta causa”. Dopo la compilazione, il modulo è inviato automaticamente all’ITL competente e al datore di lavoro.
Con l’interruzione del contratto, il lavoratore ha diritto a:
- Ferie e permessi non goduti;
- Mensilità aggiuntive maturate fino alla cessazione;
- Trattamento di fine rapporto (TFR).
- Inoltre, ha diritto all’indennità sostitutiva del preavviso e, se sussistono i requisiti, all’indennità di disoccupazione (NASpI) previa domanda all’INPS.
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