Se il datore di lavoro non paga il TFR, il lavoratore ha pieno diritto di agire per ottenere quanto gli spetta per legge.
Il Trattamento di Fine Rapporto rappresenta una parte importante del compenso accumulato durante il periodo di lavoro, ma spesso — in caso di crisi aziendale o cattiva gestione — non viene corrisposto.
In questi casi è possibile avviare una procedura di denuncia e recupero legale del TFR, anche con il supporto di un team specializzato che segue ogni fase senza alcun costo per il dipendente.
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Cosa fare se il datore di lavoro non paga il TFR
Quando il TFR non viene pagato alla cessazione del rapporto di lavoro, la prima cosa da fare è verificare se sussiste un inadempimento reale.
Il datore ha l’obbligo di liquidare il TFR entro tempi ragionevoli (in genere 30-45 giorni) e ogni ritardo ingiustificato può essere segnalato all’Ispettorato del Lavoro o impugnato per vie legali.
Le principali opzioni a disposizione del lavoratore sono:
- invio di una diffida formale tramite legale;
- denuncia all’Ispettorato Territoriale del Lavoro, che può avviare accertamenti sull’azienda;
- ricorso giudiziale per ottenere un decreto ingiuntivo;
- in caso di insolvenza o fallimento, richiesta al Fondo di Garanzia INPS per ricevere le somme dovute.
Ogni caso va analizzato con attenzione per individuare la via più efficace e veloce per il recupero del credito.
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Cosa succede se l’azienda è in crisi o ha chiuso i battenti
Quando il datore di lavoro non paga il TFR perché l’azienda è in difficoltà economica o ha cessato l’attività, il lavoratore non perde i propri diritti.
In questi casi è possibile ottenere il pagamento tramite il Fondo di Garanzia dell’INPS, che interviene in sostituzione del datore insolvente.
Il Fondo può essere attivato:
- dopo una procedura fallimentare o concorsuale (fallimento, liquidazione giudiziale, concordato);
- oppure, se non c’è stato fallimento, dimostrando che l’azienda è effettivamente insolvente e non più operativa.
Per accedere al Fondo, il lavoratore deve presentare la domanda con la documentazione che attesti il credito e la cessazione del rapporto.
Questo strumento rappresenta una tutela concreta per chi rischia di non ricevere il TFR, garantendo un risarcimento anche quando il datore non è più in grado di adempiere ai propri obblighi.
Come calcolare l’importo del TFR e verificare se ti spetta di più
Molti lavoratori non sanno che possono verificare autonomamente l’importo del TFR maturato per capire se l’azienda ha versato quanto dovuto.
Il calcolo parte dalle quote accantonate ogni anno, pari a circa il 6,91% della retribuzione lorda annua, sommate e rivalutate annualmente sulla base dell’indice ISTAT.
Ogni datore di lavoro è tenuto a indicare tali accantonamenti in busta paga o in un prospetto riepilogativo fornito al momento della cessazione del rapporto.
Se gli importi non coincidono o mancano del tutto, è consigliabile rivolgersi a un consulente del lavoro o a un legale specializzato, che può verificare la correttezza dei conteggi e accertare eventuali differenze retributive.
Questa verifica è spesso il primo passo per dimostrare l’inadempienza del datore e per avviare con successo la procedura di recupero del TFR non pagato.
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