Vuoi procedere con l’impugnazione del trasferimento perché ritieni sia stato illegittimo?
Affidandoti a nostro team di avvocati esperti potrai ricevere l’assistenza legale necessaria e tutelare i tuoi diritti da lavoratore.
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Impugnazione del trasferimento lavoratore: come fare
Sempre più lavoratori si trovano destinatari di trasferimenti immotivati o strumentali, adottati in assenza di reali esigenze aziendali o addirittura per finalità ritorsive.
In questi casi si configura una violazione dell’art. 2103 c.c. nonché delle garanzie previste dallo Statuto dei Lavoratori.
Un trasferimento illegittimo, oltre a ledere la dignità personale e familiare del lavoratore, può costituire una forma di demansionamento o una condotta discriminatoria, suscettibile di impugnazione entro il termine decadenziale di 60 giorni dalla comunicazione.
Ma come procedere in questi casi?
Con la nostra assistenza specialistica potrai ottenere tutela dei tuoi diritti, avviando un ricorso volto a ottenere la declaratoria di illegittimità del trasferimento e il reintegro nel posto di lavoro originario, con eventuale risarcimento del danno.
La nostra assistenza a tua difesa
Se vuoi procedere con il ricorso decreto ingiuntivo, siamo qui per aiutarti.
Inviata poi la tua segnalazione, ci autorizzi a trasmetterla al nostro partner convenzionato, Unione dei Consumatori (associazione per la difesa dei diritti dei cittadini, www.unionedeiconsumatori.it), che ti contatterà con i suoi operatori.
Consulenti e avvocati specializzati nel settore si impegneranno a tutelare i tuoi diritti.
Affidandoti a noi, avrai la certezza che i tuoi diritti siano tutelati con la massima attenzione.
Di noi ti puoi fidare, perché possiamo provare ciò che promettiamo!

La tutela del lavoratore: fondamento normativo
Il trasferimento del lavoratore deve essere fondato su esigenze tecniche, organizzative o produttive, che l’azienda ha l’onere di dimostrare in giudizio, secondo una consolidata giurisprudenza di legittimità (Cass. civ., sez. lav., n. 11841/2020).
Il lavoratore, ricevuta la comunicazione, dispone di un termine perentorio di 60 giorni per impugnare il trasferimento , ai sensi dell’art. 6 L. n. 604/1966, come richiamato dall’art. 32 della L. n. 183/2010.
L’impugnazione va effettuata in forma scritta, anche a mezzo PEC, ed è valida se contiene gli estremi essenziali della contestazione.
Tipologie di illegittimità e strategie di difesa
Le casistiche più frequenti di trasferimento illegittimo includono: trasferimenti punitivi (con finalità ritorsiva o discriminatoria), trasferimenti fittizi (non seguiti da reali mutamenti organizzativi), trasferimenti senza alterazione del luogo di lavoro ma con modifica sostanziale delle mansioni.
In questi casi, il lavoratore può chiedere l’annullamento del provvedimento, la reintegrazione nella sede originaria, il risarcimento per danno patrimoniale e morale, nonché – se vi sono i presupposti – il riconoscimento di una condotta antisindacale o discriminatoria ai sensi della L. n. 300/1970.
Prova e contenzioso: orientamenti giurisprudenziali
Nel contenzioso giudiziario, è il datore di lavoro a dover dimostrare l’effettività delle esigenze che hanno giustificato il trasferimento.
Il lavoratore può articolare la propria prova anche mediante presunzioni semplici, documentazione aziendale interna, testimonianze di colleghi, comparazione tra posizioni lavorative equivalenti.
I giudici di merito e la Corte di Cassazione hanno più volte ribadito che il trasferimento può essere dichiarato nullo se difetta di motivazione concreta e verificabile, o se appare sproporzionato rispetto all’interesse dell’azienda (Cass. civ., sez. lav., n. 25147/2016).
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